giovedì 19 ottobre 2017

Shalith

Capitolo I : La Rinascita
Cham Fau


Il mio passato non è altro che un granello di sabbia che si è perso ormai da tempo nei meandri della storia, il mio presente è un libro dalle pagine vuote ... ogni singolo istante che precede la rinascita è stato cancellato, l’unico ricordo che possiedo è colmo delle sensazioni che ho sperimentato poco dopo il risveglio. Come può sembrarmi tutto nuovo?
Camminavo a piedi nudi lungo le strade di Cham Fau. Non dovevo avere un bell’aspetto, notavo troppi sguardi addosso a me, non potevo dire che nessuno di loro fosse lontanamente amichevole. Avevano paura di me ed io provavo lo stesso nei loro confronti. Diffidenza e altro che non riuscivo a capire.

Altri attimi confusi
Raggiungo il mercato Centrale, sono stanca, affamata e mi viene quasi naturale fissare il cibo


*Una mela? Non volevo rubare la mela, io la guardavo*


Non è del tutto facile spiegarlo quando non sei in grado di capire ciò che dicono e provi a comunicare imitando parole che vengono distorte involontariamente.
Io devo tutto a T’ung Mei, egli è un monaco che fa parte del Monastero della Tigre Bianca. Da solo riesce a dissipare la mia confusione e lo fa tendendomi la mano con innata semplicità, un gesto che non ha nulla a che fare con il contatto fisico. Egli mi capisce, mi parla e chiarisce buona parte dei miei dubbi. Mi offre il supporto morale che mi serve poi, apre le porte del Tempio che mi ospiterà trenta lunghi giorni.

Ho ripagato l’ospitalità lavorando nelle cucine, a cambio ho avuto vitto e alloggio, sono riuscita a comperare abiti nuovi che mi hanno permesso di rendere il mio aspetto migliore. I monaci mi accettavano e io, aspettavo con pazienza di poter parlare con T’ung. Ogni singola cosa raccontata da lui era per me nuova ed interessante in pari misura. I racconti del suo passato fanno ormai parte del mio presente: i viaggi, gli studi, il distacco dalla famiglia, scelte necessarie per intraprendere il Cammino dell’Illuminazione.
Il distacco non è stato semplice, sentivo la necessità di volare via eppure una parte di me si ostinava a restare. La mattina del trentunesimo giorno sono andata via e non ho fatto ritorno, non è stata una scelta semplice ma non potevo restare perché sentivo che c’era altro la fuori per me. la necessità di conoscere mi ha portata a intraprendere lunghi viaggi.

Ho scoperto di essere un Dimensional in modo casuale, non potevo sapere d’esserlo perché fa parte dei ricordi cancellati.
Ho preso i contatti con una guida che mi doveva proporzionare la chiave che mi dava l’opportunità di oltrepassare quel portale. Mi viene consegnato un oggetto, all’interno di un ciondolo ci sono tre chicchi di riso, mi viene spiegato che devo tenere l’oggetto a contatto con la pelle e poi devo oltrepassare il velo iridescente. Erano cose nuove per me, non ero io nelle condizioni di metterlo in dubbio, vero?
Il problema è quando ti accorgi d’aver dimenticato il medaglione sul muretto dov’eri prima seduta e non hai niente in mano. La necessità mista all’ansia e un pizzico di sbadataggine ti portano a compiere il passo che avrebbe potuto uccidere tanti altri, ma tu oltrepassi il velo e poi inizi a riflettere. Le avevano spiegato cos’erano i Dimensional ma non poteva di certo immaginare d’essere una privilegiata.
Sono arrivata nella Taverna del Mondo Serpente ed è bello vedere che non sono l’unica ad avere un aspetto particolare, attorno a me c’è una varietà etnica quasi infinita

Capitolo II : Un passato dimenticato


Nascere in quel modo non è mai un bene perché la tua esistenza oscilla a metà strada tra l’assere umano e il resto. Una discendenza mostruosa ereditata da un padre che non provava di certo amore nei confronti di mia madre. La femmina non era altro che una schiava per lui, io stessa sarò trattata come se fossi un oggetto per buona parte della mia vita.
Sono stata cresciuta in modo tale da considerare la violenza casuale un atto dovuto, la paura iniziale venne sostituita con la necessità di far provare ad altri gli stessi tormenti che venivano inferti a me, quotidianamente. Odiavo, si, disprezzavo ogni singolo istante di vita che non riguardasse da vicino la mia persona. Colei che mi aveva fatto nascere provò a uccidermi non una, ma ben tre volte, io non ero altro che una aberrazione per lei ... non potevo nemmeno provare a ucciderla perché mio padre voleva far nascere altre creature ibride, tutte le umane del "nido" erano necessarie per portare avanti il progetto che lo terrà impegnato fino alla morte.

Mio padre era Neht’luhli, lui era un alto sacerdote di Merrshaulk uno dei volti di Sseth, era il tipo di chierico che dedicava buona parte della propria esistenza al raggiungimento di uno scopo. Come ogni buon "predatore" che si rispetti aveva costruito il proprio "nido" (dimora) scegliendo una zona strategicamente utile. Acque Nere è una città lacustre, buona parte del cibo che arriva sulle tavole di Tuono Risonante proviene da li ... certi dettagli non potevano essere ignorati perché dominarla avrebbe messo in croce Avalas.

Come poteva un solo uomo compiere un’impresa cosi grande? Creare una piccola quanto discreta comunità era il primo dei passi da compiere, lui non era l’unico ... poco a poco altri adepti si aggiunsero alla sua causa, una ventina di Yuan-ti generarono più di cento mezzosangue nei successivi venti anni. La pazienza e la costanza venne premiata, la "famiglia" aveva una doppia facciata ed i membri si dedicavano attivamente al commercio. Questo gli ha dato modo di avere una certa autonomia a livello economico che gli ha permesso di ampliare i propri possedimenti comperando una dimora più grande quanto basta per ospirare a tutti, un luogo adatto, uno di quelli che s’insinuano sottoterra. Luoghi occulti che verranno usati per portare avanti il suo progetto. Sotterranei. Segrete. Prigioni

Il suo sogno era semplice ... lui avrebbe officiato il sacrificio umano che gli avrebbe permesso di avere dalla sua parte in carne e ossa lo stesso Merrshaulk. Il rito non era di certo semplice, il sacerdote aveva trovato testi antichi che descrivevano con lusso di dettagli la scena: dodici fanciulli di non più di sette anni d’età, dovevano essere catturati e trattenuti quanto basta per somministrare loro una piccola dose di veleno che li avrebbe resi "puri" agli occhi del dio. Le sparizioni dovevano essere fatte in modo graduale, i pargoli venivano prelevati dai loro letti, inutile dire che il loro destino erano le celle costruite nei sotterranei ... luoghi che nessuno conosceva perché nessuno aveva avuto modo di vederli per poi uscire da essi ancora in vita.