sabato 28 novembre 2015

post

Sarebbe dovuta partire prima, mollare tutto, oltrepassare le mura di quell'odiosa città diretta altrove. Dove?  Per la prima volta dopo settimane poteva dire d'avere una meta, lei doveva viaggiare perchè doveva raggiungerlo, sarebbero tornati assieme a Livorno  per coronare quel sogno, iniziare quella convivenza, forse una nuova vita assieme?
Lo scambio di lettere aveva portato alla luce altri particolari della personalità di lui, cose che avrebbe approfondito volentieri non appena avessero avuto quell'attimo libero per dedicarci; la famiglia per esempio, nemmeno lei ci aveva pensato all'inizio per via delle pessime esperienze passate che l'avevano portata a credere che forse non era meritevole di ricevere quel tipo di gioia.
La differenza rispetto a prima era evidente, spesso si ritrovava ad osservare i bambinetti che giocavano davanti alle loro case, un tipo diverso di tenerezza premeva dentro l'animo, doveva arrendersi all'evidenza ... adesso più che mai voleva un futuro e lo voleva con lui, lo desiderava come mai nella vita era accaduto di volere con tanta intensità una casa, dei figli, un marito, una famiglia.

Qualcosa era cambiato
Qualcosa era decisamente diverso

Aveva dato il margine di tempo necessario al fratello di preparare le valigie, non di più. Anche lui voleva trasferirsi a Livorno e lei non poteva non gioire di questo perchè le piaceva tenere gli affetti il più vicino possibile a lei.
Dopo Firenze avevano visitato Pistoia, ogni passo percorso era un passo che avrebbe guadagnato per raggiungere la meta. Aveva rivisto un paio di amici, un matrimonio appena tornato dalla luna di miele, aveva ammazzato il tempo lavorando, raccogliendo piantine da usare per gl'infusi, aveva cercato d'ammazzare il tempo come voleva.

Prima di partire si era infilata quel vestito comperato apposta per "festeggiare" quell'incontro, la stoffa verde acqua creava un piacevole contrasto perchè al di sotto c'era un'altro strato candido, un cordoncino in pelle definiva il punto vita,  capelli sciolti mossi dalla brezza che li scompigliava quel poco necessario per rendere l'acconciatura più naturale e perfetta. Il fratello l'aveva accompagnata, non era nemmeno troppo lontano, giusto una decina di metri di distanza da li ... avevano trovato un'angoletto adatto per passare la notte, si era messo a preparare le tende, lei aveva preferito fermarsi sul cammino per accogliere l'amato.

Quel cavallo l'avrebbe riconosciuto fra mille altri suoi simili
Quell'uomo già da lontano riesce ad accellerare tanto i battiti del cuore che per un'attimo teme sia impossibile contenerlo all'interno del petto

Riesce a fare un paio di passi in avanti, ma niente di più perchè lui si avvicina, scende ed il resto non solo la sorprende ... la scioglie, la riempie di emozione che le colora le gote

"Tutto ciò che sono, tutto ciò che sono sempre stato è qui...nei tuoi occhi perfetti, che sono tutto ciò che io posso vedere"

Non riesce a rispondere, non subito, quello che prova è cosi forte, cosi intenso ... da rendere impossibile ogni altra cosa, tutto quello che aveva vissuto in sua assenza, ogni singola cosa: incertezza, paura, nostalgia, persino rimorsi perchè involontariamente aveva spezzato quella promessa e non era da lei farlo,  tutto questo andò a dissolversi nel calore bruciante di quel bacio, il primo di una serie di baci, perchè una volta sfiorate quelle labbra non è cosi semplice pretendere che possano vivere distaccati adesso che si sono finalmente riuniti.

Tutto quello che io voglio è restare assieme a te per sempre,  

martedì 3 novembre 2015

Alienista

Shayla (cognome da scegliere)





Età: 17 anni

Occhi : Neri

Capelli : Neri

Altezza: 1.62m

Etnia : Damaran

Presunta nascita: Periferia Halgabal

Alliamento: NM

Divinità: Shar




Magia della Trama d'Ombra
Magia Insidiosa
Magia Tenace
Migliorare Evocazione
Incantesimi focalizzati evocazione







I primi anni ~ L'infanzia


Sono forse gli anni più tranquilli, Shayla, apre gli occhi e si guarda attono, non ci sono però amorevoli cure ad attenderla, non ricorda il viso di sua madre, ne la voce del padre, non c'è nessuno che possa darle quel poco d'amore necessario per dare un'inizio convenzionale alla propria vita.


Abbandonata


In fasce davanti alla porta ad un tempio, un luogo troppo grande per lei. Ogni volta che si guarda attorno vede creature simili ma cosi distanti allo stesso tempo. Qualcuno dovrebbe averle spiegato cos'erano, quelle donne però erano troppo indaffarate per prestare attenzione a lei.


E lei sentiva la necessità di osservarsi attorno per carpire quel Sapere che gli veniva negato.

Fra le varie porte alle quali non avrebbe mai avuto accesso ce n'erano altre spalancate, come le bibblioteche nelle quali si perdeva spesso e volentieri



La ricerca del sapere però non poteva ridursi a quelle poche sale, ce n'erano tante altre nei piani inferiori, tante porte che non aspettavano altro d'essere aperte.


Poteva vagare per ore ...

sempre da sola

con quella flebile luce

che creava ombre, non le dissipava



Lo specchio



Dentro una stanza, nello scantinato trovò uno specchio . Un'oggetto antico incorniciato da una pesante cornice in ferro battuto.


Da lontano cercava di osservare la sua immagine ma ...



Era sfuocata.


Era come vedere un’ombra attraverso il vetro appannato di una finestra.

Era come osservare dei ricordi indistinti, ombre sbiadite di un passato quasi del tutto dimenticato.

Non ricordava come si era imbattuta in quella stanza, soprattutto in quell’oggetto particolare. Non ricordava quando, di preciso, vi aveva posato lo sguardo la prima volta.

Tutto quello era stato dimenticato; erano ricordi smarriti dietro le ombre che vorticavano nella superficie fredda dello specchio. O di quello che si pensava fosse uno specchio.

Ricordava però il loro magnetismo fin dalla prima volta che le vide; quelle immagini fugaci che l' attiravano nello stesso modo in cui una falena viene attirata dalla calda, letale fiamma della candela.

Le odiava, ma non poteva fare a meno di guardarle, di sprecare tempo prezioso in quella stanza.

Vi aveva passato lunghe ore ad ammirare affascinata quelle forme indistinte, ammaliata dalle ombre vorticanti in continuo movimento che alla fine, aveva compreso, avevano formato quello che si poteva definire un desiderio. Un folle desiderio insediato nel suo cuore corrotto dall’odio e dal dolore.


Ne aveva avuto paura.


Non lo avrebbe ammesso neppure all’Oscuro in persona ma quello specchio e le sue crudeli immagini che le sussurravano continuamente cose indicibili, evocate da quelle nubi tormentate come il suo animo, lo terrorizzavano.


Avvertiva quelle presenze, sentiva le loro voci che l' attiravano senza possibilità di sfuggire.


Gli mostravano qualcosa che lei bramava e temeva nello stesso momento.

Qualcosa che riusciva a scuoterla nel profondo; qualcosa che riusciva a sgretolare la spessa corazza che si era imposta di indossare nel corso degli anni. In quei lunghi anni passati ad annullare se stessa, a dimenticare come fosse la vita reale.

Ed ora, davanti a quello specchio, poteva vedere fin dentro il profondo di se stessa, in quel luogo oscuro del suo cuore dove gli altri, come lei, avevano smesso di cercare un barlume di amore.


E aveva avuto paura di ciò che aveva intravisto.



Di fronte alla purezza nascosta nel suo animo si era sentiva adesso debole.

Voleva distruggere anche quella debolezza.


Si ostinava a fissare quello specchio per ore. Cercando di affrontare il suo desiderio, provando a debellare anche quell’ennesimo dolore; quell’ennesima inutile, immotivata, debolezza.

Ma non ci riusciva. Le immagini che lo specchio gli mostrava erano vaghe, a tratti indistinte, si mescolavano tra di loro impedendogli di capire, di sconfiggere ciò che era dentro di lei. Non poteva combattere ciò che non conosceva. O forse non voleva conoscere.

Quel desiderio inespresso chiuso nell’angolo più profondo di se stesso.

A volte quello che vedeva non aveva assolutamente senso. Altre volte le immagini erano troppo confuse per essere chiare, ma cercava comunque di coglierne il significato, sebbene l’unica cosa certa era l’emicrania che ne risultava.

Forse non era pronta. E quando era certa di aver colto il senso, quando era convinta di essere veramente pronta , l’immagine sfuggiva via come acqua tra le dita lasciandolo solo con l’ombra di quello che era un sogno doloroso e con la frustrazione e la rabbia di non aver saputo sconfiggere la sua debolezza.


Perché quelle forme, quelle vaghe, indistinte forme di fumo, mutavano, come mutava il suo cuore davanti a loro.



Si era recata in quella stanza per giorni, aveva ascoltato quelle voci, aveva visto le immagini, si era avvicinata tanto da posizionarsi davanti a quell'oggetto ed aveva alzato la mano, ne aveva sfiorato la superficie, aveva firmato senza nemmeno accorgersene un patto ed era caduta nella trappola intessuta abilmente attorno a lei.


Quei pochi gesti avevano creato un legame indissolubile, dando la possibilità a qualla creatura di uscire, dandogli modo di affiancarsi a lei accompagnandola giorno e notte

Di vivere il mondo, di vivere il suo mondo.


Niente di più di un'ombra fra mille altre ombre .


Ed era pronta adesso, rigenerata o forse rinata.


Non era più sola, qualcuno l'affiancava percorrendo il suo stesso cammino


Sussurrandole continuamente cosa doveva fare, dove doveva andare e cosa sarebbe potuto diventare se prestava loro la giusta attenzione.


E lei desiderava sopra ogni altra cosa uscire da li per incontrare il suo destino