Shayla (cognome da scegliere)
Età: 17 anni
Occhi : Neri
Capelli : Neri
Altezza: 1.62m
Etnia : Damaran
Presunta nascita: Periferia Halgabal
Alliamento: NM
Divinità: Shar
Magia della Trama d'Ombra
Magia Insidiosa
Magia Tenace
Migliorare Evocazione
Incantesimi focalizzati evocazione
I primi anni ~ L'infanzia
Sono
forse gli anni più tranquilli, Shayla, apre gli occhi e si guarda
attono, non ci sono però amorevoli cure ad attenderla, non ricorda il
viso di sua madre, ne la voce del padre, non c'è nessuno che possa darle
quel poco d'amore necessario per dare un'inizio convenzionale alla
propria vita.
Abbandonata
In fasce davanti alla
porta ad un tempio, un luogo troppo grande per lei. Ogni volta che si
guarda attorno vede creature simili ma cosi distanti allo stesso tempo.
Qualcuno dovrebbe averle spiegato cos'erano, quelle donne però erano
troppo indaffarate per prestare attenzione a lei.
E lei sentiva la necessità di osservarsi attorno per carpire quel Sapere che gli veniva negato.
Fra
le varie porte alle quali non avrebbe mai avuto accesso ce n'erano
altre spalancate, come le bibblioteche nelle quali si perdeva spesso e
volentieri
La ricerca del sapere però non poteva ridursi a
quelle poche sale, ce n'erano tante altre nei piani inferiori, tante
porte che non aspettavano altro d'essere aperte.
Poteva vagare per ore ...
sempre da sola
con quella flebile luce
che creava ombre, non le dissipava
Lo specchio
Dentro
una stanza, nello scantinato trovò uno specchio . Un'oggetto antico
incorniciato da una pesante cornice in ferro battuto.
Da lontano cercava di osservare la sua immagine ma ...
Era sfuocata.
Era come vedere un’ombra attraverso il vetro appannato di una finestra.
Era come osservare dei ricordi indistinti, ombre sbiadite di un passato quasi del tutto dimenticato.
Non
ricordava come si era imbattuta in quella stanza, soprattutto in
quell’oggetto particolare. Non ricordava quando, di preciso, vi aveva
posato lo sguardo la prima volta.
Tutto quello era stato
dimenticato; erano ricordi smarriti dietro le ombre che vorticavano
nella superficie fredda dello specchio. O di quello che si pensava fosse
uno specchio.
Ricordava però il loro magnetismo fin dalla prima
volta che le vide; quelle immagini fugaci che l' attiravano nello stesso
modo in cui una falena viene attirata dalla calda, letale fiamma della
candela.
Le odiava, ma non poteva fare a meno di guardarle, di sprecare tempo prezioso in quella stanza.
Vi
aveva passato lunghe ore ad ammirare affascinata quelle forme
indistinte, ammaliata dalle ombre vorticanti in continuo movimento che
alla fine, aveva compreso, avevano formato quello che si poteva definire
un desiderio. Un folle desiderio insediato nel suo cuore corrotto
dall’odio e dal dolore.
Ne aveva avuto paura.
Non
lo avrebbe ammesso neppure all’Oscuro in persona ma quello specchio e le
sue crudeli immagini che le sussurravano continuamente cose indicibili,
evocate da quelle nubi tormentate come il suo animo, lo terrorizzavano.
Avvertiva quelle presenze, sentiva le loro voci che l' attiravano senza possibilità di sfuggire.
Gli mostravano qualcosa che lei bramava e temeva nello stesso momento.
Qualcosa
che riusciva a scuoterla nel profondo; qualcosa che riusciva a
sgretolare la spessa corazza che si era imposta di indossare nel corso
degli anni. In quei lunghi anni passati ad annullare se stessa, a
dimenticare come fosse la vita reale.
Ed ora, davanti a quello
specchio, poteva vedere fin dentro il profondo di se stessa, in quel
luogo oscuro del suo cuore dove gli altri, come lei, avevano smesso di
cercare un barlume di amore.
E aveva avuto paura di ciò che aveva intravisto.
Di fronte alla purezza nascosta nel suo animo si era sentiva adesso debole.
Voleva distruggere anche quella debolezza.
Si
ostinava a fissare quello specchio per ore. Cercando di affrontare il
suo desiderio, provando a debellare anche quell’ennesimo dolore;
quell’ennesima inutile, immotivata, debolezza.
Ma non ci
riusciva. Le immagini che lo specchio gli mostrava erano vaghe, a tratti
indistinte, si mescolavano tra di loro impedendogli di capire, di
sconfiggere ciò che era dentro di lei. Non poteva combattere ciò che non
conosceva. O forse non voleva conoscere.
Quel desiderio inespresso chiuso nell’angolo più profondo di se stesso.
A
volte quello che vedeva non aveva assolutamente senso. Altre volte le
immagini erano troppo confuse per essere chiare, ma cercava comunque di
coglierne il significato, sebbene l’unica cosa certa era l’emicrania che
ne risultava.
Forse non era pronta. E quando era certa di aver
colto il senso, quando era convinta di essere veramente pronta ,
l’immagine sfuggiva via come acqua tra le dita lasciandolo solo con
l’ombra di quello che era un sogno doloroso e con la frustrazione e la
rabbia di non aver saputo sconfiggere la sua debolezza.
Perché quelle forme, quelle vaghe, indistinte forme di fumo, mutavano, come mutava il suo cuore davanti a loro.
Si
era recata in quella stanza per giorni, aveva ascoltato quelle voci,
aveva visto le immagini, si era avvicinata tanto da posizionarsi davanti
a quell'oggetto ed aveva alzato la mano, ne aveva sfiorato la
superficie, aveva firmato senza nemmeno accorgersene un patto ed era
caduta nella trappola intessuta abilmente attorno a lei.
Quei
pochi gesti avevano creato un legame indissolubile, dando la
possibilità a qualla creatura di uscire, dandogli modo di affiancarsi a
lei accompagnandola giorno e notte
Di vivere il mondo, di vivere il suo mondo.
Niente di più di un'ombra fra mille altre ombre .
Ed era pronta adesso, rigenerata o forse rinata.
Non era più sola, qualcuno l'affiancava percorrendo il suo stesso cammino
Sussurrandole
continuamente cosa doveva fare, dove doveva andare e cosa sarebbe
potuto diventare se prestava loro la giusta attenzione.
E lei desiderava sopra ogni altra cosa uscire da li per incontrare il suo destino
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