martedì 3 novembre 2015

Alienista

Shayla (cognome da scegliere)





Età: 17 anni

Occhi : Neri

Capelli : Neri

Altezza: 1.62m

Etnia : Damaran

Presunta nascita: Periferia Halgabal

Alliamento: NM

Divinità: Shar




Magia della Trama d'Ombra
Magia Insidiosa
Magia Tenace
Migliorare Evocazione
Incantesimi focalizzati evocazione







I primi anni ~ L'infanzia


Sono forse gli anni più tranquilli, Shayla, apre gli occhi e si guarda attono, non ci sono però amorevoli cure ad attenderla, non ricorda il viso di sua madre, ne la voce del padre, non c'è nessuno che possa darle quel poco d'amore necessario per dare un'inizio convenzionale alla propria vita.


Abbandonata


In fasce davanti alla porta ad un tempio, un luogo troppo grande per lei. Ogni volta che si guarda attorno vede creature simili ma cosi distanti allo stesso tempo. Qualcuno dovrebbe averle spiegato cos'erano, quelle donne però erano troppo indaffarate per prestare attenzione a lei.


E lei sentiva la necessità di osservarsi attorno per carpire quel Sapere che gli veniva negato.

Fra le varie porte alle quali non avrebbe mai avuto accesso ce n'erano altre spalancate, come le bibblioteche nelle quali si perdeva spesso e volentieri



La ricerca del sapere però non poteva ridursi a quelle poche sale, ce n'erano tante altre nei piani inferiori, tante porte che non aspettavano altro d'essere aperte.


Poteva vagare per ore ...

sempre da sola

con quella flebile luce

che creava ombre, non le dissipava



Lo specchio



Dentro una stanza, nello scantinato trovò uno specchio . Un'oggetto antico incorniciato da una pesante cornice in ferro battuto.


Da lontano cercava di osservare la sua immagine ma ...



Era sfuocata.


Era come vedere un’ombra attraverso il vetro appannato di una finestra.

Era come osservare dei ricordi indistinti, ombre sbiadite di un passato quasi del tutto dimenticato.

Non ricordava come si era imbattuta in quella stanza, soprattutto in quell’oggetto particolare. Non ricordava quando, di preciso, vi aveva posato lo sguardo la prima volta.

Tutto quello era stato dimenticato; erano ricordi smarriti dietro le ombre che vorticavano nella superficie fredda dello specchio. O di quello che si pensava fosse uno specchio.

Ricordava però il loro magnetismo fin dalla prima volta che le vide; quelle immagini fugaci che l' attiravano nello stesso modo in cui una falena viene attirata dalla calda, letale fiamma della candela.

Le odiava, ma non poteva fare a meno di guardarle, di sprecare tempo prezioso in quella stanza.

Vi aveva passato lunghe ore ad ammirare affascinata quelle forme indistinte, ammaliata dalle ombre vorticanti in continuo movimento che alla fine, aveva compreso, avevano formato quello che si poteva definire un desiderio. Un folle desiderio insediato nel suo cuore corrotto dall’odio e dal dolore.


Ne aveva avuto paura.


Non lo avrebbe ammesso neppure all’Oscuro in persona ma quello specchio e le sue crudeli immagini che le sussurravano continuamente cose indicibili, evocate da quelle nubi tormentate come il suo animo, lo terrorizzavano.


Avvertiva quelle presenze, sentiva le loro voci che l' attiravano senza possibilità di sfuggire.


Gli mostravano qualcosa che lei bramava e temeva nello stesso momento.

Qualcosa che riusciva a scuoterla nel profondo; qualcosa che riusciva a sgretolare la spessa corazza che si era imposta di indossare nel corso degli anni. In quei lunghi anni passati ad annullare se stessa, a dimenticare come fosse la vita reale.

Ed ora, davanti a quello specchio, poteva vedere fin dentro il profondo di se stessa, in quel luogo oscuro del suo cuore dove gli altri, come lei, avevano smesso di cercare un barlume di amore.


E aveva avuto paura di ciò che aveva intravisto.



Di fronte alla purezza nascosta nel suo animo si era sentiva adesso debole.

Voleva distruggere anche quella debolezza.


Si ostinava a fissare quello specchio per ore. Cercando di affrontare il suo desiderio, provando a debellare anche quell’ennesimo dolore; quell’ennesima inutile, immotivata, debolezza.

Ma non ci riusciva. Le immagini che lo specchio gli mostrava erano vaghe, a tratti indistinte, si mescolavano tra di loro impedendogli di capire, di sconfiggere ciò che era dentro di lei. Non poteva combattere ciò che non conosceva. O forse non voleva conoscere.

Quel desiderio inespresso chiuso nell’angolo più profondo di se stesso.

A volte quello che vedeva non aveva assolutamente senso. Altre volte le immagini erano troppo confuse per essere chiare, ma cercava comunque di coglierne il significato, sebbene l’unica cosa certa era l’emicrania che ne risultava.

Forse non era pronta. E quando era certa di aver colto il senso, quando era convinta di essere veramente pronta , l’immagine sfuggiva via come acqua tra le dita lasciandolo solo con l’ombra di quello che era un sogno doloroso e con la frustrazione e la rabbia di non aver saputo sconfiggere la sua debolezza.


Perché quelle forme, quelle vaghe, indistinte forme di fumo, mutavano, come mutava il suo cuore davanti a loro.



Si era recata in quella stanza per giorni, aveva ascoltato quelle voci, aveva visto le immagini, si era avvicinata tanto da posizionarsi davanti a quell'oggetto ed aveva alzato la mano, ne aveva sfiorato la superficie, aveva firmato senza nemmeno accorgersene un patto ed era caduta nella trappola intessuta abilmente attorno a lei.


Quei pochi gesti avevano creato un legame indissolubile, dando la possibilità a qualla creatura di uscire, dandogli modo di affiancarsi a lei accompagnandola giorno e notte

Di vivere il mondo, di vivere il suo mondo.


Niente di più di un'ombra fra mille altre ombre .


Ed era pronta adesso, rigenerata o forse rinata.


Non era più sola, qualcuno l'affiancava percorrendo il suo stesso cammino


Sussurrandole continuamente cosa doveva fare, dove doveva andare e cosa sarebbe potuto diventare se prestava loro la giusta attenzione.


E lei desiderava sopra ogni altra cosa uscire da li per incontrare il suo destino


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