[DA QUA IN POI SOGGETTO A REVISIONE]
Il Piano degli Specchi
Come può un’anima candida sopravvivere in un luogo del genere? È troppo piccola per avvertire il pericolo, l’unica cosa che lei riesce a notare sono gli specchi disseminati un poco ovunque ... A casa ne avevano uno solo ed era decisamente piccolo, poco adatto per adempiere il semplice fine che assegnato alla creazione.
Lei non sa che gli specchi sono dotati di una magia personale che permette di vedere una realtà che esiste parallelamente a quella che si conosce, lei non sa nemmeno c’è la magia, o meglio, avrà sentito qualche storia ma è tutto terribilmente confuso dentro quella testolina mora. Lei non sa che dopo l’ingresso è stato creato Sosia Speculare, lei non può immaginare che conosce la sua posizione, non può sapere che la sta cercando ... e non potrebbe mai temere per la propria vita perché non sa che l’altra Sinez, quella alternativa, vuole ucciderla.
L’unico vantaggio è che la creatura che la segue è che porta con se quelle poche cianfrusaglie che l’originale tiene nella sacca che porta a tracolla, l’unica cosa che le differenzia è l’anima, la bontà dell’originale viene sostituita dalla cattiveria infinita della copia.
Davanti allo specchio però la vita sembrava più facile, la realtà alternativa che distrae la ragazzina è dorata: una casa migliore, l’aria pulita, visi sorridenti, niente lavoro, grana a volontà, tante storie divertenti e l’abbraccio di sua nonna che non sembra tanto anziana ed è in salute (almeno li). Non è solo distratta ... quelle immagini riescono ad avvolgere la sua mente che viene spinta lontano, sono sogni inutili perché non potranno essere in alcun modo soddisfatti ... non da lei ovviamente che può fare cosi poco non è riuscita nemmeno a trovare aiuto ed il peso del senso di colpa opprime più del dovuto : chissà cosa sarà capitato a casa in sua assienza?
Ma c’è lo specchio è molto meglio osservare quello che le propone piuttosto che allontanarsi ed affrontare la realtà
Quando le dita s’avvicinano alla sottile superficie che la divide dall’illusione Sinez coglie sulla superficie un riflesso per un’attimo gioisce perché sperava di vedere un suo ritorno a casa, ma quell’immagine sembra distaccata dal resto e si avvicina a lei ... quando le altre fanno finta d’ignorarla.
*La tua vita non ha senso piccola, io sono l’unica che vivrà, lo sappiamo entrambe che non hai scampo*
Ci mette un po a reagire perché lei era convinta quello che aveva davanti non poteva essere vero, era identica a lei, capelli, occhi, pelle, abiti ... no, gli occhi non erano uguali perché nell’altra c’era una luce che a lei mancava quella della malvagità, perché solo un sadico può allungare un braccio per cercare di artigliare se stesso e la creatura lo faceva ogni volta che riusciva ad avvicinarsi costringendo Sinez a lunghe ed estenuanti fughe che la portavano davanti ad altri specchi, altri monti, nei quali avrebbe potuto rifugiarsi se solo fosse un poco più grande (e forse più sveglia) ma l’instinto prevale sopra ogni altra cosa e questo la porta a correre, a cadere, a nascondersi per poi tremare, perdersi nei pensieri non è un bene quando inizi a covare rabbia, sensazioni negative che corrodono gradualmente ... gli ultimi passi sono poco poco più certi, le lacrime sul viso sono miste alla polvere ed il chiarore della pelle macchiato dal proprio sangue che sporca gli abiti lacerati, graffi, ferite profonde e morsi.
Sinez si era difesa non aveva fatto altro, questo aveva creato una profonda spaccatura nel suo animo, la bontà stava gradualmente scivolando via lasciando al suo posto pensieri molto più contorti
Ma doveva sopravvivere, non poteva e non voleva finire cosi
L’ultima caduta potrebbe risultare fatale se non fosse per la "sorte" (buona o cattiva?) che ci mette lo zampino e le fa incontrare il pugnale dall’impugnatura argentata, non è cosi facile prendere una decisione simile, sono gravosi quegli attimi e non sa nemmeno che fare ... se non cedere all’istinto che la porta a sferrare un numero imprecisato di colpi che centrano le carni dell’altra, il sangue esce copioso dalle ferite ... non è facile nemmeno debilitarla perché nonostante tutto continua ad avanzare.
La rabbia s’accumula alla paura, la sete di vendetta rende il tutto maledettamente caotico ... vedere se stessa ridotta in quel modo destabilizza tanto la giovane da spingerla ad abbracciare volontariamente la Follia e poi con un taglio netto che le recide il collo.
S’accascia a terra e non è più lei, le mani tremano solo un’attimo e poi afferra la testa per i capelli, ne studia le fattezze e gli dona le ultime carezze sfiorando con la mano insanguinata il viso, sono pochi attimi perché il sosia s’infrange poco dopo e sparisce ... quello sarà l’ultimo contatto volontario, un contatto malato, basta ed avanza per creare un’ossessione ... da oggi in poi non sarà più sola perché "Sanctum" l’ accompagnerà ogni singolo passo.
[immagine]https://i.imgsafe.org/799733adfb.jpg[/immagine]CAPITOLO III:
Il ritorno a casa, la fine dell’infanzia[didascalia]
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